Spettacoli
Grenzzone/Zona di confine
La Repubblica Democratica Tedesca, Germania Est (DDR) fu fondata nell’ottobre del 1949. Berlino venne divisa fra il 12 e il 13 agosto 1961. Quella notte i tedeschi dell’Est chiusero ogni varco cittadino sistemando una barriera di filo spinato, preludio alla costruzione del muro. Amici, fratelli, fidanzati, genitori e figli a cui capitò la sventura di non trovarsi dalla stessa parte, sono restati separati per 28 anni: migliaia di vite distrutte. Berlino ovest era diventata una “enclave” nel cuore della Germania Est. Il confine esterno della città era già stato isolato nel 1952. Nel giugno del ’53 erano arrivati i carri armati sovietici a soffocare una rivolta. Il muro fu eretto per bloccare il continuo passaggio di quanti, stanchi della Ddr, scappavano nella parte ovest della città. Per la Germania Est quel flusso in uscita rappresentava una vera e propria emorragia nonché uno smacco al sistema. Il muro era presidiato e vigilato da soldati armati con l'ordine di impedire, con ogni mezzo, la fuga. Il muro ha spaccato in due la città per 28 anni, dalla sua costruzione nell'agosto 1961 fino al suo smantellamento nel novembre dell'89. Furono anni di famiglie divise e piani di fuga verso ovest. Durante il periodo di esistenza del muro vi furono circa 5.000 tentativi di fuga coronati da successo verso Berlino Ovest. Nel tentativo di lasciare la DDR furono uccise dalle guardie di confine tra le 133 e le 200 persone. Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini, il Governo della Germania Est annunciò che le visite a Berlino Ovest sarebbero state permesse. A questo annuncio una moltitudine di cittadini dell'est si raccolse e arrampicò il Muro per raggiungere l'ovest in un'atmosfera festosa. I berlinesi tutti si diedero da fare per distruggere la barriera che li aveva a lungo divisi e quello che rimase del Muro fu smantellato con un equipaggiamento industriale. La caduta del Muro aprì la strada alla riunificazione tedesca. A Berlino dopo l'89 gru, ponteggi e camion hanno dominato per anni lo spazio vuoto lasciato dal muro. Eppure nel mondo restano ancora muri che rivelano questioni ancora aperte: alcuni antichissimi, altri edificati o rinforzati dopo la fine della Guerra Fredda. Solo per ricordarne alcuni... ◦ il muro tra USA e MESSICO. Un muro di reti, posti di controllo e deserti sterminati, una terra di nessuno che rappresenta la porta d’ingresso nel “paese delle opportunità”; ◦ il muro tra ISRAELE e PALESTINA. Barriera di circa 700 km costruita nel 2004 per difendere il territorio israeliano dagli attacchi dei terroristi palestinesi; ◦ il muro COREA DEL SUD-COREA DEL NORD. Uno dei più antichi baluardi della Guerra Fredda: segue un confine geografico astratto, il 38 parallelo. In quest’area sono schierati 1,7 milioni di soldati; ◦ il muro tra SPAGNA e MAROCCO. La Spagna ha costruito una barriera elettrificata con fondi europei. Divide le due città spagnole (in territorio marocchino) dal resto del Marocco; ◦ i muri IRLANDESI. In Irlanda del Nord molti muri separano cattolici e protestanti. Per impedire violenze interi quartieri di Belfast sono stati sfigurati e divisi, case rase al suolo ed abitanti spostati; E ancora: Thailandia-Malesia, India-Pakistan, Pakistan-Afghanistan, Kuwait-Iraq, Emirati Arabi- Oman, Arabia Saudita-Yemen, Arabia Saudita-Iraq, Marocco-Sahara, Iran-Pakistan, India- Bangladesh, Uzbekistan-Tagikistan, Zimbawe-Botswana. Nuove barriere, dunque, sono state sollevate dal 1989: eppure, come insegna l’esperienza di Berlino, abbatterle è soltanto il primo passo di un processo lungo e impegnativo per la convivenza. Proporre uno spettacolo teatrale su questo tema, ci sembra dunque non solo importante, ma anche un modo per capire, conoscere e dunque cominciare questo processo verso la convivenza e quindi una pace, in un mondo di frontiere, muri e steccati. La cultura e la conoscenza diffuse, non solo alle nuove generazioni, sono la risposta più efficace e civile. Prendiamo spunto anche da chi ha vissuto o si è occupato di queste problematiche, come Alexander Langer che ha speso la sua vita per superare ogni tipo di frontiera, non solo fisica, ma soprattutto culturale. "Che dire allora, degli zingari, popolo mite e nomade, che non rivendica sovranità, territorio, zecca, divise, timbri, bolli e confini, ma semplicemente il diritto di continuare ad essere quel popolo sottilmente "altro" e "trascendente", rispetto a tutti quelli che si contendono territori, bandiere e palazzi? Un popolo che, un po' come gli ebrei, fa parte della storia e dell'identità europea proprio perché, a differenza di tutti gli altri, hanno imparato ad essere leggeri, compresenti, capaci di passare sopra tutti i confini, di vivere in mezzo a tutti gli altri, senza perdere se stessi, e di conservare la propria identità anche senza costruirci uno stato intorno! " (Alexander Langer) Lo spettacolo intreccia la recitazione (in tedesco, italiano) con materiale audio-video originale. Dopo lo spettacolo è prevista una discussione con gli studenti e insegnanti sui “muri visibili e invisibili” con lo scopo di stimolare la riflessione sulle questioni dell'attualità.Lo spettacolo vedrà due attrici sul palco: Barbara Fingerle, Evi Unterthiner
Slideshow foto e video: Andrea Rizza Goldstein